Immaginavo ci potesse stare un bel mobiletto, il mio primo lavoro, qualcosa che non aveva ancora forma nella mia mente ma che già aveva riempito uno spazio.

Ripenso ad allora: non avevo praticamente mai preso un attrezzo in vita mia: io così celebrale ma praticamente senza mani, io che alla prima volta che ho tenuto in meno una sega circolare quasi svenivo dalla paura.
Ci volevo provare: sognavo di fare qualcosa di concreto, qualcosa che occupasse uno spazio a questo mondo che non fosse solo un file Excel o powerpoint...Perché ormai davvero siamo troppo lontani da questo mondo, siamo lontani dalle cose, dalla terra, dalla natura...
Le mie mani e la mia mente mi hanno spinto a cercare una strada per esprimermi e ho trovato questa che ormai è diventata una necessità.

Ogni forma che la mia mano ha voluto creare ha creato un buco da riempire.
Ogni buco è diventato cratere di un vulcano di forme diverse: tre ore per ogni pezzo, io qualche sgorbia, delle raspe e la mente libera e lontana da tutto per un po'...

Creare mi ha rigenerato, mi ha donato sensazioni che non avevo mai provato e dopo qualche mese il lavoro è giunto alla fine.
Corse dopo il lavoro, pranzi in macchina, naso e vestiti pieni di polvere di legno e la voglia pazzesca di cominciare un nuovo lavoro.
Quando è arrivato a casa ci siamo resi conto che sarebbe stato ingrato relegare quel lavoro in una nicchia e così è finito in sala ed è diventato la libreria del piccolino.
Li ci sono i suoi tesori inseparabili, è il suo scrigno: la cosa più bella che potesse diventare.
ma che meraviglia!!!
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