mercoledì 8 maggio 2013

Ci sono pagine scure anche nella vita di un rospo

È stato meravigliosamente stupido portare la macchina sono casa della zia, parcheggiarla e guardare le persiane sperando di intravedere una luce e forse un ombra.

È stato meravigliosamente stupido farlo nell'ora in cui di certo sarai già a dormire, perché oggi a causa dei nostri orari starai da lei e ti vedrò solo domattina.

Eppure non sono riuscito a fare a meno di farlo.

Così ho chiuso la macchina, ho messo la chiave in tasca ed ho cominciato a camminare verso casa, riempiendomi la testa di tutte le parole che pensavo ti avrei scritto una volta arrivato a casa.
Erano così tante quelle parole, alcune belle, alcune meno, ma di certo tutte traboccanti della stessa forza che in questo momento sento riempire quello spazio di città che ci separa, come una corrente elettrica invisibile, che mi tiene agganciato indissolubilmente a te.

Camminando mi immaginavo scriverti. Immagino i moti del mio animo e le lacrime scendere dagli occhi.

Ho cercato suoni, immagini, materia, metafore che rendessero vivi i caratteri della pagina di un sito, come se le mia voce potesse risuonarvi dentro, solo per te.

Poi sono arrivato a casa e tante cose sono volate via sospinte dal peso della porta, scivolate nel buio della corte perché come spesso capita le cose, non più belle o più brutte, ma semplicemente le più forti si smorzano a contatto con l'aria della realtà e non ci resta che fare in modo di tirare fuori il meglio che si può.