martedì 26 luglio 2011

Il corpo lo sa

Sono sempre stato convinto che esiste una profonda differenza tra il legame che un bambino costruisce con la madre e con il padre. Certo, non ci vuole un genio a rendersene conto perchè il loro è un dialogo che comincia da dentro la pancia fatto di momenti esclusivi ed è qualcosa di talmente unico e meraviglioso da darti gioia anche solo nell'esserne uno spettatore privilegiato.

Ma un padre, soprattutto nei primi mesi di vita di un bambino, si domanda: "e tu come lo sai che sono tuo papà?". Insomma è la mamma che ti ha nutrito, che ti ha protetto, ti ha parlato e ha condiviso con te le sue emozioni 24 ore su 24. E certi momenti esclusivi ci sono stati anche dopo che sei nato...
Allora mi sono costruito una gelosia tutta mia: è una gelosia profondamente selettiva, che ogni tanto si infiamma quando il mio bambino gioca e si diverte con qualcun altro, di sesso maschile, che non sia io.
Si, lo ammetto: a volte sono geloso marcio e sono coscente di quanto sia stupido ma lo sono davvero! Lo sono perchè ho bisogno di sentire di essere diverso da tutti gli altri, di avere come uno spazio di esclusività non fisico o temporale ma semplicemente nel suo cuore.

Ma poi accadono quelle cose, come quando dopo il primo spavento è corso a cercare proprio le mie di gambe a cui aggrapparsi, o quando Lei mi dice quanto sia diverso quando a colazione ci sono anch'io...ci sono tutti i "papà!!!" detti in quel modo straordinario, le volte in cui vuole solo me per essere cambiato o quando piange appena vado via.




Questo e tanto altro che mi regala una gioia immensa e che mi fa convincere del fatto che c'è un legame diverso, forte, unico...Penso allora che la sua mano sinistra lo sappia che il primo dito che ha stretto era il mio, che alle sue orecchie sia rassicurante la mia voce, che il suo corpo senta speciale il mio abbraccio e che ricordi il battito del mio cuore. Penso insomma a quante cose Lui riesca a dirmi anche ora che non sa parlare.

mercoledì 20 luglio 2011

All my loving

Ho ancora chiara nella mente quella notte: erano solo due giorni che eri nato ed eravamo nella nursery dell'ospedale.
Ricordo quei momenti in cui ti tenevo in braccio mentre bevevi il latte di tua madre dal biberon ed eri così piccolo che non ci si poteva credere. Erano solo due giorni ed io già immaginavo di dirti tante cose, immaginavo esattamente come avrei voluto dirtele ed ora voglio fissarle in questo spazio prima che la frenesia della vita non mi permetta di dirtele come mi ero immaginato.



Io pensavo allora che avrei dovuto cominciare da subito a raccontare, ma mi era difficile perchè non sapevo se avresti capito quello che avevo da dirti. Volevo raccontarti di noi e di come tu fossi arrivato così all'improvviso nella nostra vita.  

Sai non ti aspettavamo certo, o almeno non in quel momento, ma ci hai aiutati a crescere, a diventare ciò che siamo e che diventiamo ogni giorno che passa. 
Non ti aspettavamo però a ripensarci sappiamo esattamente quando è iniziato tutto ed è stato nei giorni intorno al Natale del 2008. Quell'anno avevo deciso di fare qualcosa di speciale per festeggiare il Natale e l'anniversario ed avevo organizzato un cena e tanti regali che simboleggiavano momenti importanti del nostro rapporto. Fu così bello che Lei mi chiese se alla fine di tutto le avrei chiesto di sposarla...beh non fu così però ora noi sappiamo che quella notte è successo qualcosa di ancora più importante anche se l'avremmo saputo solo tempo dopo...


Era una mattina decisamente fredda ed io ero in macchina e andavo a lavoro. Quella mattina mi ero alzato presto e non eravamo riusciti a scoprire insieme che in America qualcosa era cambiato: Obama aveva vinto le elezioni. Ricordo che ci siamo sentiti per telefono e Lei stava male e pensavamo fosse solo un'influenza che durava da un po' ormai. La sera di quel giorno anche da noi qualcosa è cambiato: abbiamo scoperto che c'eri anche tu. Una coincidenza incredibile vero?


Quella notte nella nursery nella mia testa c'era un flusso interminabile di ricordi che mi scorreva nella mente, c'erano quei mille attimi dei mesi passati nella tua attesa in cui ho immaginato.

Sai all'inizio noi sentivamo che saresti stata una femmina. Ne eravamo davvero convinti e ti saresti chiamata Eva Luna. Ho immaginato me stesso cantarti canzoni con la chitarra: avrei imparato si a suonare e cantare senza fare troppi disastri, del resto c'era ancora del tempo per farlo.
Ti ho immaginata crescere, ti ho vista andare via per il mondo e ho sofferto al pensiero che un giorno avresti smesso di passare del tempo con tuo padre e già ne sentivo il dolore.
Ci siamo sentiti un po' stupidi quando ci hanno detto che, invece, eri un maschio! Ti ho visto quel giorno nell'ecografia era indescrivibile guardare dentro quella pancia. Ci è voluto un succo di frutta ed una passeggiata extra sulle scale ma alla fine hai deciso di guardare verso di noi.
Ero in apprensione: volevo solo sapere che eri sano e non ho mai desiderato niente di più nella mia vita. E' stato bello scoprire che eri un maschio perchè abbiamo potuto azzerare l'immaginazione e ricominciare da capo. Poi in contemporanea tua mamma ha ricominciato a sentirsi meglio ed è fiorita. Non vedrai tante foto di allora perchè non ne voleva ma posso assicurarti che era meravigliosa.


Così dopo aver bevuto il latte era il momento della nanna. Non sarei potuto stare ancora molto prima di tornare a casa.

Poco tempo prima che tu nascessi non facevo che ascoltare i Beatles. Mi ero fatto un cd di canzoni che a qualsiasi altra persona avrebbero probabilmente comunicato tristezza o malinconia ma per me era diverso. Io mi lasciavo cullare dalle quelle melodie e così era più facile estraniarsi da tutto il resto e pensare a te, che saresti arrivato da un giorno all'altro, di certo dandoci poco preavviso.




Quella notte nella nursery per la prima volta ti ho cantatato All my loving e poi l'ho fatto tante altre volte nei mesi successivi mentre camminavamo per casa per farti addormentare. 
Oggi che ci siamo divertiti, come tante altre volte, a ballare ascoltando Sergent Pepper ho pensato se in futuro sentendo quella melodia, potrai inconsciamente sentire il calore di quei momenti. 

martedì 19 luglio 2011

Frammenti di un ricordo

Era una sera di inverno, una di quelle in cui l'appuntamento fisso era la sala prove. Ricordo quei giorni di forte apprensione in cui mi sentivo incapace di dare un ordine alle cose da fare ed era un macello totale. C'erano cose per cui non potevo fare nulla se non aspettare come, e soprattutto, cercare un lavoro che mi rimbalzavano continuamente in testa e cose invece che potevo risolvere in un attimo ma che mi sentivo incapace a gestire come trovare un buon modo per dire a tutti "aspettiamo un bambino".

Comunque quella sera eravamo li per suonare, come al solito, i nostri 5 pezzi. Eravamo li per sbagliarli come sempre come se non li avessimo mai suonati.
Così siamo arrivati tutti in sala, alla spicciolata e con scarsa o nulla puntualità. Caffè, sigaretta, poi si entra. Accordiamo gli strumenti. La batteria è da spostare totalmente.

Beffardo. Con lo sguardo di chi sa qualcosa che vi lascerà senza parole, mi metto davanti al microfono e dico "Ragazzi...devo dare un annuncio...".
Parte la lotteria delle domande: una peggio dell'altra...alla fine qualcuno si lancia in un "vi sposate!". Vabbè. Lasciamo perdere ve lo dico io. "Aspettiamo un bambino".

Un attimo di silenzio. Qualche sorriso. E poi ci abbracciamo. Mille domande.
E ora? Riprendiamo a suonare. Ma come si fa? Due accordi tanto per capire che non c'è modo di coordinarsi.
Ci guardiamo con complicità: è già ora di fare una pausa altrimenti nessuno si riprenderà dalla notizia.

Altro caffè?

Agli amici che hanno condiviso quel momento: siete state le prime persone a saperlo perchè non sarei stato mai in grado di trovare un altro punto di inizio e così mi è sembrato bello ricordarlo in questa nuova partenza.


domenica 17 luglio 2011

Il mio primo post!

Che emozione scrivere le prime parole di un blog!
Ancora prima di fare un giro di presentazioni, però, desidero spendere poche parole per dare le ragioni di questo spazio...

Sono diventato padre da quasi due anni ormai, che poi contando quei nove dentro la pancia sarebbero esattamente 30 mesi circa, e con il passare del tempo ho cominciato a sentire crescere in me l'esigenza di tirar fuori riflessioni, immagini, frammenti di emozioni che hanno attraversato ed attraversano il mio percorso di padre.
Ho scelto il blog perchè prima di tutto volevo un mezzo che mi permettesse di dare concretezza a questo mio bisogno e poi perchè penso che potrebbe in futuro diventare un luogo di confronto e condivisione, il che sarebbe davvero fantastico.


Questo blog si chiama Padrefiglio non solo perchè non è possibile inserire spazi nella url, ma perchè se è vero che sono padre da 30 mesi è anche vero che sono figlio da quasi 32 anni e queste due condizioni non possano esistere separatamente, anzi, penso e spero che ognuna influenzi e si arricchisca delle esperienze dell'altra.

Buon proseguimento!