martedì 15 novembre 2011

Non prendere da me!!

Davanti alle porte scorrevoli chiuse del supermercato, un uomo agita il braccio come a voler salutare i parenti che partono per una crociera in realtà non è preda di strane allucinazioni ma ha una ben nota sindrome, individuata in un libro di Stefano Benni: quella del cliente invisibile!

Inutile dire che quell'uomo sono io...

Non so come l'ho presa, non so nemmeno se la ho dalla nascita o è arrivata ad un certo punto, come gli acciacchi dell'età o l'allergia all'ambrosia.

Ricordo le sere passate nei locali affollati, i miei amici a divertirsi ed io davanti al banco sperando che prima o poi l'acrobatico barman di turno guardasse proprio me, mi indicasse col dito come a dire "è il tuo momento uomo!". Anche nei bar a volte entro per colazione e riesco a farla mentre gli altri prendono il crodino...e quanti passi avanti e indietro davanti a quelle porte col sensore che mi si chiudono davanti e non si vogliono aprire, una danza infinita fino a quando non arriva qualcun altro ad aprire per me.
Quante volte al ristorante i camerieri corrono come se il tavolo da cui li chiamo fosse celato da una parete specchiata, isolato come un bunker progettato per la guerra fredda.

Piccolo mio cresci ancora un po' e poi ti potrò portare con me.
Ti insegnerò a chiedere caffè e brioches, imparerai nomi di vini da aperitivo e decanterai il menù ad uno sbalordito cameriere: però giurami che non prenderai da me!



Il profumo del legno

Vorrei continuare a raccontare la strada che quel giorno mi ha portato li. Tempo prima avevo conosciuto l'amore per il legno scoprendone la sua più particolare caratteristica: il legno suona ed ogni essenza ha il suo suono, persino pezzi diversi di una stessa essenza possono avere un suono diverso.
Sognavo di fare il liutaio.
Sognavo meravigliose chitarre elettriche di colori ammalianti, fatte di legni esotici e con venature particolari come le forme del fumo di una candela appena spenta.
Mi sono scontrato con la realtà o meglio, ne ho scoperto le differenze dal sogno ed ho dovuto accettare di non avere il tempo ed i mezzi per raggiungere quell'obiettivo ma è stata una tappa senza la quale non sarei mai arrivato davanti a quella porta di ferro, quello strano pomeriggio e varcandola ho scoperto che il legno profuma. La vernice delle chitarre mi aveva privato di questa scoperta.






Poi è arrivato il momento di conoscere il mio maestro... Come mi fa specie chiamarlo così...del resto non si può rinchiudere in una rigida definizione chi è variegato per natura.
Lo ricordo bene quel primo giorno, mentre perfezionavo la mia iscrizione e lui veniva e mi faceva una domanda su di me per poi fuggire via e ritornare dopo un po' con una nuova.
Dopo di allora abbiamo fatto un pezzo di strada piena di momenti di crescita, confronto, momenti di sana e creativa stupidità. Negli innumerevoli incastri di tempo tra il lavoro e la vita ho realizzato che non ne avrò abbastanza per scoprire tutto quello che lui ha imparato, ne per rubargli ricordi di una vita che invece dovrebbe essere raccontata.






domenica 13 novembre 2011

E intanto lui cresce...

Un mese e mezzo di vera e propria apnea. Un mese e mezzo passato correndo tra imprevisti belli e brutti che si incastrano o si scontrano, cercando di trovare un equilibrio temporaneamente stabile e confortante. Corre tutto e corre anche lui intorno al tavolo ed ogni giro è qualcosa in più: c'è una nuova parola, un nuovo scherzo, un nuovo gioco riservato alla mamma o al papà.
E mentre Lui lotta contro le parole di tre sillabe e le trasforma in due, che impara i nomi delle dita della mano, che dice no con la testa e si con la voce, che balla con gli Stones con la mamma e coi Beatles con papà attorno succedono cose strane e un po' pazze in un mondo che gira alla rovescia e che purtroppo non riusciamo a costruire come vorremmo perché siamo costretti a non rinunciare a nulla. Non possiamo costruire un mondo che non conosca la parola precarietà mentre speriamo di poter continuare a fare qualcosa che in fondo non ci piace ma non per questo possiamo perdere la speranza di poterla cominciare un giorno questa battaglia. Possiamo intanto imparare da Lui a sognare ad occhi aperti, immaginare un mondo favoloso da un disegno a pastelli e volarci dentro con un aereo di plastica colorata.




In ogni ballo abbracciati noi tre, ogni percorso alternato di baci, per ogni mano che va sopra quelle degli altri Lui continua a crescere e ad insegnarci qualcosa.