mercoledì 8 maggio 2013

Ci sono pagine scure anche nella vita di un rospo

È stato meravigliosamente stupido portare la macchina sono casa della zia, parcheggiarla e guardare le persiane sperando di intravedere una luce e forse un ombra.

È stato meravigliosamente stupido farlo nell'ora in cui di certo sarai già a dormire, perché oggi a causa dei nostri orari starai da lei e ti vedrò solo domattina.

Eppure non sono riuscito a fare a meno di farlo.

Così ho chiuso la macchina, ho messo la chiave in tasca ed ho cominciato a camminare verso casa, riempiendomi la testa di tutte le parole che pensavo ti avrei scritto una volta arrivato a casa.
Erano così tante quelle parole, alcune belle, alcune meno, ma di certo tutte traboccanti della stessa forza che in questo momento sento riempire quello spazio di città che ci separa, come una corrente elettrica invisibile, che mi tiene agganciato indissolubilmente a te.

Camminando mi immaginavo scriverti. Immagino i moti del mio animo e le lacrime scendere dagli occhi.

Ho cercato suoni, immagini, materia, metafore che rendessero vivi i caratteri della pagina di un sito, come se le mia voce potesse risuonarvi dentro, solo per te.

Poi sono arrivato a casa e tante cose sono volate via sospinte dal peso della porta, scivolate nel buio della corte perché come spesso capita le cose, non più belle o più brutte, ma semplicemente le più forti si smorzano a contatto con l'aria della realtà e non ci resta che fare in modo di tirare fuori il meglio che si può.


Ho passato mesi immaginando di iniziare una pagina partendo da una domanda: "Come ci si sente?".

Come ci si sente, mi sono chiesto tante volte, a sentirti il capitano della nave? Non per sete di potere, o di comando, ma per necessità di prendersi cura di chiunque ci sia dentro. Mi sono chiesto tante volte: come ci si sente?

Per una fetta della tua vita hai l'indomabile certezza che nella tranquillità o nella tempesta potrai alzare gli occhi e sapere che li in alto, attaccato al timone c'è qualcuno che sta seguendo una rotta e mentre lo fa sta pensando che si sta occupando di te, cercando i venti migliori, sperando di donarti centinaia di giorni senza tempesta, controllando che dormi prima di passare dove il mare è più mosso.

Poi un giorno ti alzi e non trovi più nessuno davanti al timone, anzi, forse una voce nel vento ti dice che chi c'era prima ora ha proprio bisogno che ti ci metta tu.
E allora scopri di non sapere se hai le spalle larghe abbastanza per affrontare tutto, allora scopri che stare al timone all'inizio significa solo abbassare la testa e fare in modo che la pioggia cada solo su di te e non bagni nessun altro al costo di sentirti in certi momenti terribilmente solo o di provare la sensazione di essere perennemente sotto la lente del giudizio altrui o solo che tutto questo sia solo conseguenza della paura di non farcela.

"Ce la farò a pensare a tutti?" ti chiedi, dove troverò la forza, le energie, la spinta per farlo senza lasciarti trascinare. E vivi tenendo socchiusa la porta delle emozioni, per non abituarti a tenerle chiuse ed al contempo per non lasciartici travolgere, perché se apri quella porta proprio non sai che troverai.

Come ci si sente io non l'ho ancora capito a dire la verità, perché la vita non ti manda una lettera di preavviso sulle sue intenzioni e non fai in tempo a volte nemmeno a pensarci ma solo una cosa è certa ed è che chi sta al timone non può starci senza tenere stretta nel pugno la sua bussola, il suo talismano.

Il mio è l'immagine dei raggi del sole che impertinenti ti illuminano i capelli tutte le mattine che vengo a svegliarti, dopo averti preparato la tazza ed aver aspettato che esca il caffè.
È l'odore dei tuoi capelli ed i baci sulle guance, gli scherzi, le voci, le risate ogni singolo secondo passato inventando un modo per vederti svegliare con un dolcissimo sorriso e aspettare che ti metti seduto sul letto per poteri abbracciare e solo allora trovare la forza per poter sollevare il mondo ed affrontare ogni cosa cercando di essere forte come tu mi credi, come Hulk, o come l'Uomo Tigre o chiunque altro tu voglia.

Tu sei il mio talismano e sempre lo sarai. Per sempre mi sentirò trascinare da quell'invisibile corrente di anima che ci tiene legati.
Tutto quello che io scopro ora un giorno lo scoprirai anche tu e non ti serviranno queste parole per insegnarti nulla prima che tu possa viverlo nel tuo cuore.

Crescerai. Sarà bellissimo vederlo. Ed un giorno per cercare te stesso ti sembrerà di essere contro di noi o, meglio, crederai che noi saremo contro di te.
Un giorno poi ti guarderai indietro e capirai che è stato solo un passaggio e ti accorgerai di quel legame che nonostante tutto non si potrà mai sciogliere e, forse, amerai le tue radici e cercherai in noi la tua storia. Soprattutto scoprirai che vicini o lontani non ci sarà stato attimo della tua vita in cui quell'amore che ci lega a te si sia allentato, anche quando non avrai voluto sentirlo o l'avrai reso invisibile ai tuoi occhi.

Arriverà il giorno in cui ti renderai conto che papà non è solo papà ma anche un uomo, come te, con le sue debolezze e nonostante questo una parte di te continuerà ad immaginarlo forte come una roccia.
Quel giorno, vorrei che fossero i miei occhi a dirti di prendere il timone, vorrei chiedertelo io senza farti trovare il posto vuoto.
Quel giorno, per quanto ti sembrerà impossibile, troverai la forza di farlo anche nella paura di non farcela. Riuscirai a prenderti cura di me, anche se penserai di non riuscire a farlo e vivrai forse la naturale incoerenza di essere padre e figlio, uomo e bambino, debole e forte ed imparare a viverla.

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