martedì 19 luglio 2011

Frammenti di un ricordo

Era una sera di inverno, una di quelle in cui l'appuntamento fisso era la sala prove. Ricordo quei giorni di forte apprensione in cui mi sentivo incapace di dare un ordine alle cose da fare ed era un macello totale. C'erano cose per cui non potevo fare nulla se non aspettare come, e soprattutto, cercare un lavoro che mi rimbalzavano continuamente in testa e cose invece che potevo risolvere in un attimo ma che mi sentivo incapace a gestire come trovare un buon modo per dire a tutti "aspettiamo un bambino".

Comunque quella sera eravamo li per suonare, come al solito, i nostri 5 pezzi. Eravamo li per sbagliarli come sempre come se non li avessimo mai suonati.
Così siamo arrivati tutti in sala, alla spicciolata e con scarsa o nulla puntualità. Caffè, sigaretta, poi si entra. Accordiamo gli strumenti. La batteria è da spostare totalmente.

Beffardo. Con lo sguardo di chi sa qualcosa che vi lascerà senza parole, mi metto davanti al microfono e dico "Ragazzi...devo dare un annuncio...".
Parte la lotteria delle domande: una peggio dell'altra...alla fine qualcuno si lancia in un "vi sposate!". Vabbè. Lasciamo perdere ve lo dico io. "Aspettiamo un bambino".

Un attimo di silenzio. Qualche sorriso. E poi ci abbracciamo. Mille domande.
E ora? Riprendiamo a suonare. Ma come si fa? Due accordi tanto per capire che non c'è modo di coordinarsi.
Ci guardiamo con complicità: è già ora di fare una pausa altrimenti nessuno si riprenderà dalla notizia.

Altro caffè?

Agli amici che hanno condiviso quel momento: siete state le prime persone a saperlo perchè non sarei stato mai in grado di trovare un altro punto di inizio e così mi è sembrato bello ricordarlo in questa nuova partenza.


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