Sognavo di fare il liutaio.
Sognavo meravigliose chitarre elettriche di colori ammalianti, fatte di legni esotici e con venature particolari come le forme del fumo di una candela appena spenta.
Mi sono scontrato con la realtà o meglio, ne ho scoperto le differenze dal sogno ed ho dovuto accettare di non avere il tempo ed i mezzi per raggiungere quell'obiettivo ma è stata una tappa senza la quale non sarei mai arrivato davanti a quella porta di ferro, quello strano pomeriggio e varcandola ho scoperto che il legno profuma. La vernice delle chitarre mi aveva privato di questa scoperta.
Poi è arrivato il momento di conoscere il mio maestro... Come mi fa specie chiamarlo così...del resto non si può rinchiudere in una rigida definizione chi è variegato per natura.
Lo ricordo bene quel primo giorno, mentre perfezionavo la mia iscrizione e lui veniva e mi faceva una domanda su di me per poi fuggire via e ritornare dopo un po' con una nuova.
Dopo di allora abbiamo fatto un pezzo di strada piena di momenti di crescita, confronto, momenti di sana e creativa stupidità. Negli innumerevoli incastri di tempo tra il lavoro e la vita ho realizzato che non ne avrò abbastanza per scoprire tutto quello che lui ha imparato, ne per rubargli ricordi di una vita che invece dovrebbe essere raccontata.
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