Oggi piccolo mio voglio parlarti di una cosa per me fondamentale e proprio per questo una cosa che non ha peso, prezzo, non ha forma ne materia.
Oggi voglio parlarti del merito.
Il merito è giustizia, non è un premio ma la semplice constatazione di una o più qualità di una persona, che può concretizzarsi in tanti modi.
Ma allora, se è così semplice, mi chiederai, a che serve parlarne?
In fondo è cosa ovvia, perché se una persona ha dei talenti non avrà fatica a metterli in mostra, tantomeno chi gli sta accanto non ne avrà a riconoscerli, a trovare il modo per renderli ancora più utile e se possibile a premiarli.
In tanti posti in questo mondo il merito è un dono, una cosa ricercata. In tanti posti, dove si da valore alla persona il merito è l'unità di misura per chi ha potere di fare delle scelte che riguardano il futuro delle persone.
Da queste parti di questi tempi il merito è qualcosa che invece fa paura.
Qui da noi fa paura dire a qualcuno "bravo!" oppure "ho deciso di premiarti per quello che hai fatto".
Qui da noi spesso è impensabile che ciò accada, perchè vi è una diffusa, triste convinzione che puoi far fare di meglio alle persone sono tenendole infelici.
La convinzione che ogni premio, ogni privilegio giustamente guadagnato diventino comodi guanciali nel letto della tranquilla sopravvivenza.
Qui da noi vi è una diffusa, triste convinzione che non si possa fare niente per passione ma solo per necessità.
Sei arrivato in un posto proprio strano piccolo mio...un posto che a raccontarlo sembrerebbe proprio una favola, perchè come tante favole anche qui regna l'assurdo ed il contraddittorio.
Questo è il posto in cui chi lotta per rimanere è costretto ad andare via e chi lotta per venire è spinto a tornare indietro e allora qui chi ci rimane?
E' il posto in cui c'è chi per trovare un lavoro è costretto a nascondere invece che a mostrare, perchè se non ti è permesso raggiungere ciò che sogni ti viene reso difficile anche poterti accontentare.
Se tu mi chiedessi oggi "allora tu cosa ci fai qui?" davvero ti giuro non saprei che cosa rispondere.
Fortuna che tu invece dormi e ancora non sai nulla di ciò che scrivo, che non ti accorgi del rumore dei tasti o di me che sto per venirti a guardare per avere un meraviglioso motivo per sorridere o per commuovermi un po'.
Oggi ti saprei dire solo "non lo so" perchè sono un po' stanco e triste di sentire cose assurde dagli altri: sento il racconto di un ragazzo nascosto nel bagno del posto dove lavora, piangere e pensare che dopo aver toccato il fondo più in basso proprio non si può andare e poi vedo accanto a me persone lavorare con dignità pur sapendo che saranno lasciate a casa nonostate i loro meriti, proprio quelli..., le loro qualità e il peggio è che di questi tempi ormai nessuno si indigna più e a chi lo vorrebbe è tolta la possibilità di farlo perchè costretto a lottare per la propria sicurezza, sempre più fragile e precaria.
Scrivo a te per dirti che se oggi dovessi lasciarti questo posto, se oggi fosse il tuo primo giorno in questa parte di mondo, ti direi di partire piccolo mio, di viaggiare per scoprire il mondo da te, di cercare la tua strada e di inseguire i tuoi sogni ovunque ti portino. Te lo direi straziato nel cuore, sebbene possa solo ipotizzare quanto insopportabile sarà la distanza.
Ma se tu volessi provare qui io potrei raccontarti di me e di quello che di buono ho scoperto tra mille cose storte. Potrei raccontarti di quante persone meravigliose ho incontrato nella mia strada e che con me ne hanno condiviso un pezzo chi più lungo o chi meno ma che in un modo o nell'altro hanno lasciato una traccia che non si cancellerà.
Ti direi di scoprire gli altri più che puoi, di farti raccontare la loro storia e raccontare la tua perchè ogni giorno che passa penso a quanto sia fondamentale avere un legame con le proprie radici per poterle condividere e di non dimenticarti mai di dire grazie per quel pezzo fatto insieme.