Arrivano ciclicamente, senza che te lo possa aspettare, quelle strane giornate di febbraio che ti sembrano primavera.
Sono quei giorni in cui il riflesso del sole sugli ultimi rimasugli di neve quasi infastidisce la vista.
Sono quei giorni in cui, per via di uno strano concatenarsi di cose che ancora non mi so spiegare del tutto, vengo avvolto da uno strato di malinconia che mi riporta a mio nonno, così provo a guardarmi dentro e mi rendo conto di avere ancora il dolore della perdita, riposto in un angolo del mio cuore e così basta un'odore nell'aria a farlo riaffacciare.
Mi manca e mi fa male il pensiero che sia andato via prima di vedere il mio bambino. Mi sogno la gioia che gli avrebbe dato, i sorrisi, ogni meraviglioso ed innocente bacio che ci regala e che avrebbe meritato anche lui.
Ho accompagnato mio nonno nei suoi ultimi anni che sono stati una vera sofferenza. L'ho fatto per darmi la possibilità di conoscerlo, da uomo a uomo, ed scoperto una persona meravigliosa, con un coraggio ed una forza senza confini eppure capace di parole dolci ed affettuose. Sono felice di non aver perso tutto questo di lui, di poter raccontare tante storie della sua vita, sono felice di avergli detto "ti voglio bene", di averlo ancora così dentro al cuore.
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